Il linguaggio del tempo

  Quando rifletto sul trascorrere del tempo penso alle stagioni. La percezione del tempo è cambiata, spesso sento dire: “non esistono più le stagioni” per significare che il passaggio dal caldo al freddo e viceversa non c’è più. Oppure penso alla frase “Sono ormai novanta primavere”Ho quindi immaginato il tempo sul corpo di donna attraverso le stagioni.A primavera, quando sbocciano i fiori, nasce la vita. E ho pensato a il neonato che inizia la sua vita tra le braccia di chi lo allatta. L’estate, con il sole caldo, splendente, può essere paragonata alla “bollente” adolescenza. Le prime foglie che cadono in autunno potrebbero essere le prime rughe, le prime lacrime della donna adulta, quell’età di mezzo che segna delusioni, scelte obbligate, ma che testimonia un corpo ancora nella sua forma smagliante malgrado i primi “segni” del tempo. Dopo novanta primavere il tempo, inarrestabile, entra nell’inverno. Ma per me, invece di finire, la vita continua con un’altra primavera……